|
La Sicilia è stata per secoli terra di latifondo e di coltura del grano; per questo l'allevamento e l'attività casearia sono sempre stati occupazioni marginali e residuali: la fama dei formaggi siciliani, una produzione in genere per l'autoconsumo, non si è perciò mai diffusa oltre i confini insulari, a differenza di altri prodotti regionali, soprattutto i vini, la cui notorietà, nel corso del tempo, è stata costante. Ma se vi recate in gita nei boschi presso le falde del Monte Etna, arrivate fino a Floresta, il comune più alto di tutta la Sicilia. Qui si produce con tecniche ancora artigianali una provola di latte vaccino. La pasta ottenuta dopo la cagliatura viene successivamente cotta nel siero caldo, quindi tagliata a strisce fatta asciugare, nuovamente rimescolata al siero. Modellata infine nella classica forma a pera, viene appesa ad asciugare per almeno una settimana. Ha un sapore veramente unico se al suo interno vi troverete una qualche sorpresa: un piccolo limone verde o un cuore di burro. Nella provincia di Enna, un altro curioso ed unico prodotto: il “piacintinu", un pecorino prodotto dal latte di pecore nutrite con una leguminosa particolare, la veccia, a cui vengono aggiunti zafferano e pepe: presenta così un incredibile colore giallo intenso ed un sapore originale. Infine, nel Ragusano, formaggio DOC, il caciocavallo, un voluminoso formaggio di latte bovino, dalla forma rettangolare e dalla pezzatura che raggiunge oltre i dieci chili dipeso e che certo non ricorda davvero il tradizionale caciocavallo del resto della penisola. Ma al di là del mistero di questa denominazione, il Ragusano" vanta antiche nascite, se è vero che veniva usato, in passato, anche per il pagamento del canone di mezzadria in natura e ciò ha certamente contribuito a far lievitare il suo peso! Ad accompagnare ottimamente questo formaggio dal sapore forte e dalla pasta compatta e grassa, van bene i robusti rossi siciliani, come il Cerasuolo di Vittoria, che raggiunge i 1,3° o un Etna Rosso, che a suo tempo mise al tappeto perfino il gigante Polifemo, o un fine ed aromatico Malvasia delle Eolie o magari un robusto o profumato Marsala, vino notissimo anche all'estero e che deve la sua lama ad un commerciante di Liverpool, John Woodhouse che per primo, due secoli fa, ne intuì il valore e cominciò a venderlo in Inghilterra, dopo aver costituito la prima cantina produttiva di Marsala in Sicilia. Alla schiera dei produttori inglesi dell'800 si sostituirono, poi, nomi mitici come Florio o i Rallo ed il successo del marsala è andato crescendo senza sosta fino ad oggi, grazie al suo particolare bouquet di sapori e profumi. |